La riscoperta dell’ambiente e quindi “una nuova sensibilità per il mondo in cui viviamo”[1] sembra essere uno tra i pochi lati positivi della crisi economica ed ambientale.

La crisi e lo stato di emergenza in cui per certi versi ci troviamo ci ha quasi costretto a riconsiderare il valore dell’ambiente come risorsa da rispettare, ma anche come risorsa economica da sviluppare secondo criteri di sostenibilità ed ecologicità.

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Le cosiddette “professioni verdi” nei diversi ambiti – dalle fonti rinnovabili al turismo eco-sostenibile, dall’agricoltura biologica alla cosmesi ecobio –  stanno crescendo in tutto il mondo,  andando ad alimentare la  “Green economy”.  Perfino Obama nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca ha citato “green economy” e “green job” mentre “nel recente rapporto che l’Unep ha realizzato con l’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) si stima che nei prossimi venti anni l’economia verde potrebbe generare dai 15 ai 60 milioni di posti di lavoro” [2].

Molti sono quindi, anche nel nostro Paese, i nuovi mestieri che nascono in tale ambito, spesso creati da zero con iniziativa e passione personale, due elementi fondamentali  per il superamento di tante difficoltà e la concretizzazione di idee e progetti con la nascita, in particolare in Italia, di piccole realtà imprenditoriali che fanno dell’ambiente un valore fondante.

Questa è l’eredità più importante della crisi, capire che l’ambiente non è solo una cosa nostra da rispettare ma ha in sé risorse e potenzialità che se colte e sviluppate con criterio possono costituire un’efficace risposta alla crisi con uno spirito di iniziativa che può farci dire: “sì ce la possiamo fare”!

Con quale criterio però?  Quali sono i principi, le vie  da seguire in tale ambito per realizzare qualcosa di buono che ci faccia credere di potercela fare?

Ce la possiamo fare ad affrontare la crisi che ci colpisce, ce la possiamo fare a cogliere le opportunità che l’ambiente ci offre, ce la possiamo fare a creare qualcosa di nuovo, a realizzare qualcosa di piccolo, infinetesimale rispetto al contesto sempre più globale in cui ci muoviamo ma…sicuramente “buono”?!

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Come? Secondo noi con iniziativa e passione, anzi con passione e iniziativa perché senza la prima la seconda non ha senso, perde di contenuto e di importanza!

La passione nasce dal credere  in ciò che si fa, dall’appartenere al mondo in cui ci si muove – in questo caso il mondo dell’ambiente e quindi dell’ecologia – per interessi, formazione, sensibilità,  cultura e valori personali e dal capire quindi che in questo mondo riscoperto esistono dei principi senza i quali l’iniziativa da sola può ben poco, rimanendo fine a sé stessa.

La crisi ci insegna a vedere le opportunità offerte da questo mondo, ma crediamo che per poterle cogliere e svilupparle al meglio sia importante rendersi conto che si tratta di un mondo diverso di quello visto fino ad ora, è un mondo in cui esistono  valori in cui credere e dove la trasparenza, la correttezza, l’etica  non sono concetti utopistici ma contano, esprimono uno “stile personale” nel portare avanti un’iniziativa che può fare la differenza anche a livello di risultati raggiunti o da raggiungere nel tempo.

Noi di Biofficina siamo nati in questo mondo a cui siamo legati da sempre – dalla nostra fondazione tre anni fa’ ma anche prima per percorsi ed interessi personali – e ci crediamo fin dall’inizio, per questo siamo convinti che nel proprio piccolo ciascuno con passione e iniziativa ce la possa fare e pensiamo che questa sia la risposta più giusta alle tante nuove attività che vediamo nascere,  ai molti studenti che ci scrivono, a chi ci chiede di conoscere qualcosa in più di noi e della nostra storia di azienda giovane e piccola che….magari un giorno vi racconteremo!


[1] Cfr anche il nostro articolo Km 0 nel  bio, un passo in più anche per la cosmesi?

[2] Cfr. http://www.tekneco.it/ambiente/le-nuove-professioni-verdi-per-lecologia/; http://www.unep.org/greeneconomy/greeneconomyreport/tabid/29846/default.aspx