Ma tu, lo leggi l’INCI? 😊
Quante volte ci siamo sentiti fare questa domanda? Molto in voga anche “Tranquilli, questo prodotto ha un buon INCI”, oppure.. “Help, com’è questo INCI?”
Houston, abbiamo un problema! L’INCI è sulla bocca di tutti, ma di cosa si tratta? Come si legge? Per provare a fare un po’ di chiarezza, e scegliere con più consapevolezza cosa acquistare, continuate a leggere l’articolo!

 

INCI: definizione e storia

come leggere un inci

Così come un ottimo risotto o un buonissimo dolce anche un cosmetico ha la sua ricetta e i suoi ingredienti, e l’etichetta di ciascun prodotto contiene la lista di questi ingredienti. Queste sostanze (o “materie prime”), spesso hanno un nome chimico complesso. Ecco perché la comunità internazionale usa una nomenclatura semplificata, detta appunto INCI, per riferirsi alle materie prime.
Ma cosa vuol dire esattamente INCI? INCI sta per International Nomenclature Cosmetic Ingredient ovvero Nomenclatura Internazionale degli Ingredienti Cosmetici. Fa già meno paura, no? 😉
La nascita di questo “vocabolario” con i nomi degli ingredienti cosmetici risale agli anni ‘70 e l’elenco delle sostanze che lo popolano è in continuo aggiornamento. Tutti gli ingredienti utilizzati in cosmetica hanno assegnato un nome INCI, e i produttori di nuovi ingredienti possono far richiesta di un nome per le nuove materie prime (si pensi ad esempio a nuovi polimeri, o estratti vegetali da specie botaniche mai utilizzate prima in cosmetica come il nostro Eucalyptus pulverulenta).
L’ente che assegna i nomi INCI è il “Personal Care Products Council”, ed è a loro a cui si fa riferimento per sapere se un nome INCI esiste o meno. Esistono inoltre diversi database che lavorano in concerto con questo ente, come il database europeo CosIng, dove si possono trovare numerosissime informazioni sulle materie prime utilizzate in cosmesi. E’ importante sottolineare che l’assegnazione del nome INCI non vale come autorizzazione ad utilizzare una determinata sostanza in un cosmetico, e la sicurezza di ogni ingrediente deve essere valutata indipendentemente dal fatto che questa sia elencata nei database.

 

A cosa serve l’INCI?

come si legge un inci

Perché il consumatore dovrebbe essere interessato a una questione così tecnica e specifica come l’INCI? Perché è un valido strumento per individuare rapidamente le sostanze contenute all’interno di un prodotto, e dunque poter indirizzare l’acquisto verso cosmetici che contengano o meno sostanze che si vogliono evitare, come in caso di soggetti allergici, o di consumatori che per scelta personale non vogliono nei loro prodotti specifiche sostanze.
Facciamo qualche esempio: se un consumatore scopre, attraverso opportuni esami medici, di essere allergico al burro di karitè dovrà evitare prodotti che lo contengono, e in qualunque paese si trovi saprà che dovrà fare attenzione ai prodotti con indicato nell’INCI il nome “Butyrospermum Parkii (Shea) Butter”.
Se si è allergici a qualche sostanza sarà premura dell’allergologo informarci che una stessa molecola, in settori diversi, viene indicata con nomi diversi. Il butilidrossitoluene, ad esempio, è un antiossidante che viene indicato con nome INCI come “BHT” nei cosmetici, e con la sigla “E321” negli alimenti.
Se abbiamo scoperto che la nostra pelle non gradisce prodotti con alcol (perché magari molto sensibile) l’INCI sarà lo strumento che utilizzeremo per valutare la presenza di questa sostanza nel cosmetico. Ma attenzione, non basta che la dicitura “alcohol” sia presente nell’elenco per capire se la nostra pelle gradirà o meno il prodotto! Come vedremo qui sotto infatti, la posizione dell’ingrediente all’interno della lista ci dà qualche indicazione su quanto l’ingrediente sia concentrato nella formula.
Ancora, se vogliamo evitare molecole con un profilo ambientale sfavorevole (ad esempio inquinanti, o con un processo di sintesi poco sostenibile) le potremo ricercare nell’INCI e se presenti scegliere di non comprare il prodotto. A garanzia del consumatore intervengono anche gli enti certificatori (noi abbiamo scelto AIAB), che analizzano l’INCI alla ricerca di eventuali sostanze non ammesse dai disciplinari eco-biologici.

 

Come si legge l’INCI?

inciLa normativa europea obbliga i produttori di cosmetici a riportare in etichetta la composizione del prodotto, indicando in ordine decrescente (cioè da quello più abbondante a quello meno abbondante) e con la nomenclatura INCI tutti gli ingredienti presenti. Questo vale per le sostanze presenti fino all’1%, sotto questa soglia infatti gli ingredienti si possono indicare in ordine sparso. Sono escluse dall’elenco eventuali sostanze presenti in tracce, con qualche eccezione, come ad esempio 26 sostanze tra gli allergeni dei profumi, da dichiarare comunque sopra una determinata soglia a seconda della destinazione d’uso del prodotto (0.001 % nei prodotti da non sciacquare, 0.01 % nei prodotti da sciacquare).
I nomi INCI sono assegnati (con alcune eccezioni) in base alla formula chimica dell’ingrediente, spesso indipendentemente dal processo di sintesi o purificazione. Queste informazioni di solito non sono d’interesse per il consumatore, lo sono invece per gli addetti ai lavori. Ad esempio ogni volta che troviamo un nome INCI che contiene la porzione Capryl– possiamo immediatamente sapere che quella molecola ha una catena di 8 atomi di carbonio. Ad un occhio esperto l’INCI può anche suggerire la struttura della molecola descritta, il Glyceryl Caprylate ad esempio sarà un estere, così come l’ Isopropyl Myristate.
Gli estratti vegetali invece seguono un criterio completamente diverso per l’assegnazione dei nomi INCI, e si ritrovano indicati con il nome botanico della specie di estrazione e il riferimento alla parte della pianta con cui è stato realizzato l’estratto. Qualche esempio? L’olio di oliva lo troveremo indicato come “Olea Europaea (Olive) Fruit Oil“, l’estratto dalle foglie di olivo invece sarà: “Olea Europaea (Olive) Leaf Extract”.

 

Un solo nome.. tanti ingredienti!

Per divertimento si può provare a dedurre dall’INCI la formula di un prodotto, ma questo non è sempre così semplice come si crede!

uviox estratto antiossidante

A materie prime molto diverse può corrispondere lo stesso nome INCI, ad esempio uno stesso olio può essere più o meno raffinato o deodorizzato, o una cera avere diversi gradi di purezza e quindi diversi punti di fusione. Addirittura due tensioattivi con stesso nome INCI possono avere specifiche qualitative molto diverse, perché prodotti con tecniche diverse e magari non ugualmente efficaci nel contenere le impurezze generate dal processo di sintesi. O ancora un estratto tradizionale come quello glicerico (in cui si fanno macerare le parti di pianta in acqua e glicerina) può avere lo stesso nome di un moderno bioliquefatto, realizzato a partire da parti di piante con tecniche in grado di estrarre fitocomplessi e molecole che sono presenti solo in parte negli estratti tradizionali.
Spesso poi le materie prime di uso cosmetico sono miscele composte da più nomi INCI, che nell’etichetta finale possono finire anche in posizioni molto lontane tra loro, rendendo impossibile decifrare la materia prima di partenza. Un occhio esperto sarà ovviamente più scaltro nella lettura di queste etichette, ma non è facile determinare la qualità di un prodotto cosmetico basandosi esclusivamente sull’INCI. Certo può essere un punto di partenza interessante per escludere materie prime che non ci piacciono, o per ricercare quelle invece che sappiamo far bene alla nostra pelle!

 

Pronti a leggere l’INCI.. come un esperto? 😉

idrolato_di_lavanda-inci

Proviamo insieme a leggere un INCI “semplice” come quello del nostro idrolato di lavanda. L’etichetta riporta:

Lavandula angustifolia water*, sodium benzoate, sodium dehydroacetate, lactic acid.

Ci sono molte informazioni che si possono ricavare anche da un INCI così semplice, come ad esempio che è fatto quasi al 99% da idrolato di lavanda puro (l’asterisco ne indica l’origine biologica, ed è inserito su base volontaria in accordo con la certificazione AIAB).
Come facciamo a dirlo? Sodium benzoate e Sodium dehydroacetate, i due conservanti inseriti per proteggere l’idrolato da contaminazione batterica e fungina, si utilizzano per legge a non più -rispettivamente- dello 0,5% e 0,6%, quindi anche se li avessimo usati al massimo della dose consentita avrebbero un impatto del 1,1% sulla percentuale totale degli ingredienti in formula. L’acido lattico poi, in una soluzione acquosa come questa, è in grado di regolare il pH del prodotto in concentrazioni piccolissime, ed ecco fatta la lettura della formula e il raggiungimento quasi del 98% e “spicci” stimato sopra. 😊
Certo, servono tante informazione per interpretare anche un INCI breve, ma con un po’ di pazienza e Regolamento Cosmetico alla mano ci si può divertire a ipotizzare le concentrazioni di utilizzo anche in formule più complesse… la formula esatta però, quella bilanciata per creare il giusto equilibrio tra sensorialità, beneficio cosmetico e sicurezza…. rimane il nostro piccolo segreto! 😉

 

E gli INCI Biofficina?

laboratorioI nostri INCI sono tutti conformi al disciplinare eco-biologico AIAB, cerchiamo quindi di limitare l’impatto ambientale dei nostri prodotti, e soprattutto li rendiamo ricchi ed efficaci inserendo materie prime biologiche toscane! Nei nostri prodotti non troverete siliconi (spesso chiamati in INCI “Dimethicone”), PEG, parabeni (“Paraben”), o derivati del petrolio (“Petrolatum“, “Paraffinum liquidum”), e nessuna delle molecole vietate dal disciplinare ecobio a cui aderiamo. Oltre che dalla lettura dell’INCI la garanzia di acquistare un prodotto eco-biologico la trovate ricercando il bollino della certificazione AIAB sul pack, presente su tutti i nostri prodotti cosmetici!
E voi siete esperti di INCI? Ci sono delle molecole che ricercate sempre in un prodotto? Noi andiamo pazzi per gli oli vegetali, infatti troverete spesso leggendo l’INCI dei prodotti Biofficina nomi come Helianthus annuus (Sunflower) seed oil (l’olio di semi di girasole bio) o Hippophae rhamnoides fruit oil (l’olio di olivello spinoso biodinamico), o ancora estratti botanici come Malva sylvestris (Mallow) leaf extract (le mucillagini di malva toscana bio) o i super tecnologici bioliquefatti come il Rubiox, che prendono il nome INCI dai frutti di partenza, ma sono molto più di un “semplice“ estratto vegetale (Morus nigra fruit extract*, Vaccinium myrtillus (Myrtle) fruit extract*, Ribes nigrum (Black currant) fruit extract*, Ribes uva-crispa fruit extract*).
Fateci sapere di cosa andate alla ricerca nella vostra lettura INCI.. e se avete qualche curiosità sui nostri ingredienti.. fatevi sotto! 😉